Il sole splende alto in questi giorni che sanno di promessa di primavera.
L’aria è gelida, ma gli occhi sognano già il vento caldo dell’estate. Quando, se tocchi la sabbia a mezzogiorno, ti scotti.
Mi guardo intorno, alzo gli occhi al cielo. Le nuvole fanno disegni che nemmeno mi immagino. Il silenzio intorno, una città ancora addormentata in un’alba di un giorno nuovo. O che promette di essere tale.
Sorseggio il caffè bollente, respiro piano, sfoglio le pagine dell’ennesimo libro che sto leggendo. Rifletto sul passato, mi immagino il futuro e mi ricordo, poi, che l’unico tempo che ho è questo presente. Presente. Che significa ora e qui, ma anche regalo. Che la vita lo è, un regalo.
Mi fermo un attimo, smetto di correre. Di affannarmi per chiedere un amore che non c’è o che forse c’è, ma non come lo vorrei io. Smetto per un attimo di credere che devo per forza dimostrare qualcosa a qualcuno. Che poi, io lo so, che quel qualcuno sono sempre e solo io.
Mi faccio una carezza sul volto. “Vai bene così”, mi dico. Vado bene così. Davvero. Anche se le conosco tutte le mie paure, le mie insicurezze. Anche se ho bisogno di distanza e subito dopo di averti vicino.
Ho bisogno che mi vedi, penso. Forse, in realtà, ho bisogno di vedermi io.
Sorrido. Il sole è ormai alto in cielo. Gli uccellini cantano e l’aria continua a essere gelida. Limpida e gelida. Metafora di una vita.
Sento dei passi che muovono dentro casa. È l’Amore, quello vero e con la A maiuscola. Cammina a passi pesanti sul parquet a dare l’unico senso di cui ho bisogno a questa mia vita: un abbraccio. Il suo abbraccio.
Poi un secondo. E un terzo che non si sa mai.
E subito arriva il caldo. È l’Amore.
“Vado bene così”, mi dico. “Va bene così”, ti dico.
