Di tutto questo dolore, alla fine ricorderò l’amore.
Quell’amore che sento nelle persone che si stringono a me, solo perché ho chiesto il loro aiuto. E dio, come mi commuove questa cosa. Anni a pensare che il dolore si affronta da sola e poi, scoprire, che se chiedi aiuto, le persone vengono. Ti abbracciano, ti ascoltano e ti ringraziano pure per la fiducia.
Di tutto questo dolore, ricorderò le notti insonni, il respiro bloccato, il senso non trovato. Certo, lo ricorderò. Ma ricorderò anche gli abbracci stretti, i messaggi dolci, le visite inaspettate. Chi si preoccupa per me e anche chi si occupa di me.
Ricorderò che, a volte, davvero, vorrei vedermi con altri occhi che non siano i miei. I miei che sanno essere così severi con me. Con quel senso di non essere mai abbastanza. Mai, nonostante tutto. Non accettano questa debolezza, questa fragilità del cuore che mi fa piangere anche ora, lente lacrime sul volto che non hanno un senso né un significato.
Le crepe sono viste come un danno irreparabile. Oggi so che quelle crepe mi permettono di essere umana e di saper accogliere, senza giudicare. Per ogni crepa un amore, un’amicizia, un ricordo diviso a metà, chi o cosa ha causato quella crepa e chi e come è stata lenita, accarezzata, presa in braccio e cullata. Ogni crepa, un amore.
Il mio cuore è sempre un passo avanti a me e mi spinge a cercare un senso. Io lo inseguo nelle sue svolte improvvise. E sono certa che sbaglierò come ho già sbagliato, ma lo farò con il cuore in mano. Ricostruito, pezzo dopo pezzo. Rimesso insieme in modo sgangherato, ma più umano. Che si sappia che al dolore si può sopravvivere, anche se costa una fatica che non so dire. Una fatica che non trova parole.
Guardo fuori dalla finestra, l’aria è lieve. Non soffre l’aria. Lei scorre e accarezza, lascia andare, scompiglia i capelli. Sento l’odore del mare, è lì, vicino casa. Balsamo del mio cuore, dove vado a cercare conforto quando sembra perdersi il senso delle cose.
Non tornerò indietro. No. Il mio sguardo è rivolto in avanti. A quel che sarà. A quel che sarò.
Vivere fa male a volte. Non te lo dice nessuno, ma è così. Vivere fa male a volte. E trovare un senso al dolore è difficile, difficile sì, ma non impossibile.
Ora mi guardo allo specchio. Ho gli occhi tristi, le lacrime scendono. Ho perso qualcosa questa volta. Qualcosa che non tornerà. O forse sì. Oggi non lo so. So che sto. Come a tresette. E aspetto una mano migliore.
Stare. Essere. Restare. Fermarsi immobili. Essere aria, lieve e insieme plumbea. Resto qui, dentro di me, in queste anse del dolore a cercare un senso che non so. So che non ho alternative. Quello che è, è. E io sono, qui, ora.
C’è il sole fuori, mi scalda la pelle. Mi ricorda che sono viva e che nessuno, nessuno, nessuno può togliermi la gioia di esserlo. Io, la mia pelle, il sole, il mare, l’aria che mi scompiglia i capelli. E tutto il mio dolore.
Stiamo qui, insieme.
E mi dico che alla fine, davvero, ci vuole tanto coraggio a restare dentro di sé. Restare. Qui. Ora.
Sì, di tutto questo dolore, ne sono certa, alla fine mi ricorderò l’amore.
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