Dopo aver scritto un post sull’autosostegno, ne ho parlato con una persona per me importante. Una persona che con poche parole, una sola domanda, riesce sempre ad aprirmi una finestra sul mondo con prospettive inaspettate. Semplicemente mi ha chiesto: “Ma l’interdipendenza qui dov’è?”.
L’autosostegno è fondamentale, certo, e la dipendenza relazionale è paragonabile alla dipendenza da sostanze. Non per niente in psicologia clinica si parla di dipendenza da una sostanza, da un comportamento o da una relazione. Il DSM 5 (il Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Psichiatrici) individua una sindrome, il Disturbo di personalità dipendente, in un quadro complesso di sintomi e segni in cui il nucleo centrale è la dipendenza, patologica appunto, di una persona da un’altra.
Quindi sì autosostegno, no dipendenza relazionale.
Eppure nessuno di noi è un essere isolato e autosufficiente. Noi tutti abbiamo relazioni significative, siano esse amorose, amicali, familiari.
Relazioni in cui rifugiarci nel momento del bisogno, in cui lasciarci abbracciare quando ci sentiamo fragili, impauriti o tristi o essere noi quelle braccia che accolgono coloro che amiamo. Relazioni fatte di segreti, dubbi confidati, di “se ti vedessi con i miei occhi…”. Relazioni fatte di supporto e sopportazione, di amore e rabbia, gioco e momenti seri.
Ma che cos’è esattamente l’interdipendenza?
Nessuno di noi è completamente solo a questo mondo.
Siamo inseriti in una rete complessa di relazioni e amori, amicizie e legami significativi. In cui “io sono io e tu sei tu” come recita la famosa poesia della Gestalt, eppure insieme “noi siamo noi”.
Un noi unico e irripetibile, dato da questo incontro magico tra me e l’altro in uno scambio che non si può ripetere mai uguale a sé stesso e mai identico con un’altra persona, perché io e te siamo unici, soli e inimitabili e anche la nostra relazione lo è.
Io non dipendo da te, io sono autonoma, so scegliere ciò che mi piace e non mi piace, ciò che voglio che magari tu non vuoi. Possiamo discutere, allontanarci, darci dello spazio e del tempo, ma io e te ci siamo in questa relazione significativa che abbiamo creato con il nostro amore, il nostro tempo e la nostra dedizione. E ci siamo, o meglio ci siamo stati, anche quando la relazione finisce.
Tu magari hai le tue idee, i tuoi bisogni, vuoi scoprire mondi e talenti, ma ci sei per me. In questa relazione interdipendente in cui noi non siamo né completamente autonomi, ma nemmeno dipendenti.
Siamo inseriti in una rete in cui avviene ciò che rende la vita degna di essere vissuta, una danza magica di incontri, fatti di vicinanza e lontananza, contatto e ritiro, amore e odio.
Il contatto avviene nella distanza, nello spazio più o meno ravvicinato tra me e te. Lì avviene l’incontro tra noi. Non quando siamo fusi durante il periodo dell’innamoramento, ma nemmeno quando stiamo a chilometri di distanza nel momento della rabbia o disillusione o della fine di un amore.
In una giusta distanza, uno spazio abitabile da entrambi in cui ognuno di noi resta quello che è e si connette e intreccia la sua esistenza con quella dell’altro.
Interdipendenti quindi. Dalla mamma, dal babbo, dal compagno, marito, moglie, figli, amici e amiche.
Un io e un tu che si incontrano per diventare, temporaneamente un noi, in cui le individualità non si perdono e non si fondono, ma si incontrano per creare una relazione in cui siamo insieme.
Scrive Chandra Livia Candiani “Non è proibito volere la tenerezza, volersi unici per qualcuno, chiedere: “mi vuoi bene?” è come chiedere: “ci sono per te? Sono al mondo? Resti con me, a fare mondo insieme?” Che male c’è? Purtroppo abbiamo il mito dell’autonomia, dell’orgoglio, del faccio tutto da me.
Io ho bisogno degli altri e questo bisogno mi fa paura, ma lo sento lo stesso. Siamo interdipendenti, come lo è la pioggia dalla terra e dalle nuvole, come gli alberi dalle radici e dal cielo, come gli animali dal bosco e dagli altri animali, come tutto fa parte di tutto.
Un lavoro a maglia è l’universo e ognuno di noi è un punto: che male c’è, se chiediamo all’altro punto, di fare maglia insieme? Se non lo facessimo, al nostro posto, ci sarebbe un buco”.
Dei piccoli, minuscoli, buchi che si incontrano per fare maglia insieme. Come la terra e la pioggia, il sole e la luna, il mare e la battigia, il fiore che sboccia e la foglia che appassisce. Noi siamo qui, in questo tutto di cui facciamo – meravigliosamente – parte.
È questa l’interdipendenza: fare maglia insieme. Io e te a costruire un noi, dove né io né tu ci perdiamo, ma siamo insieme. Giorno dopo giorno, caduta dopo caduta, sogno dopo sogno.
Io e te. A fare mondo insieme.