Qualche giorno fa ho letto un bellissimo post di Valentina Cappio dove parla di quanto sia difficile e, allo stesso tempo entusiasmante, viaggiare con i bambini.
Questo articolo mi ha fatto ricordare che diverse volte, durante un viaggio, ho immaginato che essere in due, invece che in tre, ci avrebbe aiutato.
Avremmo potuto vedere più monumenti, cenare con più calma, svegliarci tardi o andare a una festa fino alle prime luci dell’alba.
Avremmo potuto visitare quel museo o chiesa senza aspettare che il piccolo nano malefico crollasse per il sonno, avremmo potuto ma…
Ma non sarebbe stato così bello.
Quando si viaggia insieme a dei bambini, è naturale che ci siano momenti di tensione, nervosismo, liti e fastidiosi pianti.
Bisogna rallentare.
Far seguire a una visita al museo, una sosta al parco dove si può correre liberi. Sedersi a tavola a un’ora decente. Di sera rientrare in albergo quando si manifestano i primi segni di nervosismo dovuti alla stanchezza.
Non si può staccare il cervello neanche un attimo, bisogna avere cento occhi e controllare che non ci siano auto in agguato, cacche di cani o imprevedibili pericoli. Se tutto questo non c’è, ci si potrebbe anche rilassare, ma state certi il nano vorrà giocare con voi, farvi vedere quell’orribile lumacone che ha nelle mani o arrampicarsi nel punto più alto a disposizione lì vicino.
Eppure, ogni volta che partiamo in tre, il viaggio è splendido.
Certo, alla fine non abbiamo visto tutto quel che avremmo voluto, ma abbiamo viaggiato insieme e più lentamente.
Abbiamo assaporato la vita quotidiana di una città, con le sue pause e i tempi morti che tante volte non ci concediamo presi dalla smania di fare e visitare tutto.
Tornando a casa, poi, ci vengono in mente tutte le volte che è stato così bravo.
Come a Berlino sotto la neve a poco più di un anno o quella volta a Siviglia dove è stato sveglio a ballare il flamenco fino alle undici di sera. Di quando ci siamo seduti al ristorante e ha giocato mezzora con le sue macchinine, quando correva felice nella hall del museo o alzava gli occhi al cielo per guardare in alto quella guglia così immensa per lui (e per noi). Ci ricordiamo della gioia di rientrare in albergo in tre e addormentarci abbracciati nel lettone, che si sta scomodi ma sentirlo russare lì di fianco mi dà una gioia che niente e nessuno al mondo potrà darmi mai.
Ci ricordiamo delle piccole cose, che alla fine poi, sono quelle che contano. Ecco perchè viaggiare con i bambini è così difficile e così entusiasmante.
è proprio così!!!!!! ciao!!!
Grazie Clara 🙂
Insomma, in comune non abbiamo solo il nome! Ma davvero è stato sveglio fino alle 11 a ballare flamenco?!! Amore!!!! Troppo bello questo post, Vale. Lo sai che concordo su tutta la linea. E grazie di cuore per la segnalazione. Un abbraccio forte!
Sono io che ringrazio te… E sì, ballare gli piace molto 🙂
Non potrei essere più d’accordo!!
Grazie mille Giorgia 🙂
Era il post che mi serviva: da camperista ” selvaggia” a mamma viaggiatrice ….piena di ansie! Grazie Ile
Grazie a te Ilenia!
Bellissimo post e …meraviglioso il bimbo che balla il flamenco!!:)
Grazie Fra :*
che bello questo post! mi ha commosso tantissimo e sedato un po’ delle mie ansie su “ma come faremo fra tre mesi quando tutto cambierà?”
grazie e un abbraccio
elisa
Grazie a te 🙂 E un grande abbraccio!