Vivi. Solo questo “devi”.

Tu sei pioggia, terremoto e solletico.
Tu sei leggera, forte.
La radice sei tu.
Senti. Assapora. Vivi. Solo questo “devi”.

La pioggia scende fuori e dentro me. Le lacrime parlano di un dolore che c’è, esiste. Negarlo sarebbe da sciocchi. Ma la pioggia lava. Lava via.

Il terremoto poi arriva improvviso, scuote palazzi, distrugge fondamenta che credevo incrollabili. Devasta, ma mai senza un perché.

Il solletico come riso improvviso, come gioco dispettoso di quella Me bambina, ribelle e selvaggia, che non si arrende all’infelicità. Che non si uniforma, che non smette di cercare, di sognare. Di dire la verità. A me. Agli altri.

Leggera e forte. Debole e pesante. L’Io contiene moltitudini e io sono vasta. Sono periferia, non più centro. Sono un campo aperto dove tutto è possibile, ben al di là delle idee di giusto e sbagliato. Io e non più “solo” Io.

Le radici che servono a piantarsi a terra. L’unica radice, io. Io con il mio sentire, con il mio assaporare. Rallentare, darsi il tempo dell’ascolto. Di annusare. L’aria, le persone, me, il silenzio. E vivere.

Vivere, tutto, sulla mia pelle che è l’unica che ho. Oggi, qui. Questa vita sghemba, fatta di errori, sussulti, due passi avanti e dieci indietro. Questo darsi all’aria, nuda, piena di timore e fiducia che quel che è, è.
Solo questo dà senso alla mia vita. Solo questo.

Vivi, mi dico. Vivi. Perché solo questo “devi”.
Così sia. Così è.

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