Perdersi in un filo d’erba…

Mi sorprendo, a volte, quando mi accorgo di cos’è che attira la mia attenzione. Che mi fa sorridere, senza senso e da sola. Così, in un attimo fugace che chiamerei felicità. Felicità senza senso che, poi, se ci penso, è l’unica felicità che abbia senso davvero.

Quando alzo gli occhi al cielo e guardo la luce che filtra da dietro le nuvole, mi immagino che, se esistesse un paradiso, sarebbe così. Luminoso e pieno di nuvole. Che non esiste luce senza ombra, sole senza luna, giorno senza notte. E se il paradiso è perfetto allora è così, diviso a metà eppure integro. Come me, come noi.

L’oro delle spighe di grano che ondeggiano nei campi vicino casa dei miei. La luna, quando piena e sola, rischiara la notte. Il gracidio delle cicale in estate. Il sorriso di un bimbo. Quando ci incontriamo per strada, ci guardiamo. Il suo sorriso, il più dolce che c’è.

I fili d’erba mossi dal vento, quando stesa fisso il cielo a giocare quell’eterno gioco di trovare forme alle nuvole. Draghi, cani, persone, pesci e scie luminose negli occhi. Anche dagli occhi, forse.

Una coccinella sulla mia mano, unico insetto che non mi impaurisce a morte. Chissà perché. Un passerotto impavido che si avvicina a cercare briciole. Per lui vitali. Come per noi, a volte. Solo a volte però.

La nebbia quando sale dalla collina e rende il paesaggio magico, come in un dipinto. O ancora meglio, la nebbia quando sale dal mare, che è una nebbia diversa. Non fatta di pane, ma di nuvole e sogni.

L’odore della pioggia che sale dai campi in estate. Quell’odore inconfondibile che, non so perché, mi fa sentire un tuffo al cuore. Sono a casa, mi dico. Qui, ora.

L’acqua del fiume che scorre. Non so quanto tempo ho trascorso sulle rive di un fiume in Francia, sola a 22 anni, a guardare. Semplicemente. L’acqua che scorre, come tutto scorre nella vita. Panta rei, dice. Panta rei. E lente lacrime dai miei occhi, dettate dalla paura e dalla solitudine.

L’acqua del lago che è diversa, perché resta, apparentemente, ferma. Immobile. E mi dà pace e quiete. Come quasi mai mi accade.

E ancora acqua, quella del mare. Di un orizzonte infinito dove l’anima mia in tormento si apre a mondi sconosciuti. Le onde, quel loro infrangersi sulla riva, ancora e ancora, in un moto perpetuo e lo sguardo là all’orizzonte, dove tutto è possibile. Dove ancora puoi credere a tutto. Il mare. La mia casa. La mia vita.

L’acqua, in ogni dove. Senza acqua non sarei.

Il vento che mi scompiglia i capelli in un turbinio di emozioni e gioia pura. In un’altra vita vivevo così, tra le onde del mare e le spire del vento, lo sento, lo so.

La luce dell’alba che è la promessa di un nuovo inizio e anche qualche tramonto quando si colora di rosso. Gli occhi della gente. I sorrisi delle persone. Guardare davvero qualcuno, al di là delle parole che spesso nascondono. Il corpo parla invece e anche gli occhi.

Quante cose meravigliose nella vita ci accadono e nemmeno ci prestiamo attenzione. Gli abbracci improvvisi, le carezze inaspettate, un messaggio sentito.

Un fiore trovato per caso, un saluto da uno sconosciuto, un vecchietto che passeggia e sorride. La pazienza di chi ci sta accanto, l’amore dei bambini, l’amore in generale. Le risate stupide, quelle meno stupide, le lacrime accolte e raccolte.

Chi si preoccupa per noi, chi si occupa di noi. La pianta nel mio ufficio che resiste, nonostante me. Un caffè caldo, un letto dove lasciare andare i pensieri, un’amica che torna dopo tempo.

Non lo so. Oggi va così. Non grandi cose per essere felici, ma uno sguardo attento a una vita che è già piena di piccola meraviglia. Mi basta questo, oggi. Forse mi è bastato sempre, in realtà.

Resto qui. In questo spazio bianco dove tutto può accadere, in attesa e senza attendere – forse – più niente se non me.

Quel che soprattutto non ti diranno è che a volte vinci proprio quando perdi. Non ti diranno che ti addestrano alle vette, mentre ci sono vallate meravigliose. Ti sentirai forzato alla retorica della sfida, al culto dell’efficienza, al continuo e inappagato desiderio di un altrove, come se la vita stesse sempre da un’altra parte e mai qui, accanto a te. A vincere il mondo anziché imparare a camminarci dentro. A sognare il cielo piuttosto che perderti in un filo d’erba.” (Matteo Bussola)

Oggi va così. Voglio perdermi in un filo d’erba.

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