[Il linguaggio di questo post è scurrile, ma solo a tratti.]
Le parole, nell’educazione di un bambino, contano.
Le parole che usiamo per parlare dell’universo femminile insegneranno ai nostri figli qual è il ruolo delle donne nella nostra società.
Troppo spesso sento di uomini che uccidono per gelosia, perché la donna voleva lasciarli, perché aveva un altro uomo. Questi fatti di cronaca mi colpiscono in tutta la loro violenza e mi feriscono.
È l’idea di base che mi spaventa: quegli uomini pensano che la donna sia una loro proprietà e, se non è loro, deve morire o essere, almeno, sfregiata in modo che nessuno possa più volerla.
Questa idea è profondamente sbagliata, malsana e andrebbe punita molto più severamente di quel che non accade ora.
Ma noi, da mamme, possiamo aiutare i nostri figli (maschi e femmine) a combattere, anzi a ripudiare, questa idea che è assolutamente, indiscutibilmente, sbagliata. (Stephen King mi biasimerebbe moltissimo per l’uso di tutti questi avverbi, ma non mi sento di toglierli. Scusa Stephen.)
Cosa possiamo fare da mamme, vi domanderete voi?
1) Dare l’esempio per prime.
Io non appartengo a nessuno, se non a me stessa.
Non esiste che qualcuno mi possa dire di fare o non fare quello che desidero. Qualunque cosa io stia desiderando. QUALUNQUE.
2) Biasimare apertamente ogni atteggiamento sessista e mettere in pratica, tutti i giorni, un comportamento egualitario tra uomo e donna.
In casa nostra l’uomo è presente, tanto quanto me.
Si prende amorevolmente cura dei bambini e della casa (è un cuoco eccellente) e se mi dite che è bravo o sono stata fortunata, attenti, perché potrei staccarvi la testa a morsi.
Io lavoro, lui lavora. Insieme abbiamo deciso di convivere e mettere su famiglia.
I figli, la casa, sono anche suoi e lui non è bravo e io non sono fortunata. Ci siano divisi i compiti e i ruoli. E sì, è anche per questo che lo amo ancora dopo 13 anni.
Questi comportamenti di uguaglianza insegnano ai nostri figli ciò che è (o dovrebbe essere) VERAMENTE normale.
3) Parlare con i nostri figli.
Mio figlio di 6 anni ha in mente la netta distinzione tra ciò che è, a suo avviso, da maschi e ciò che, invece, è da femmine. Io tento di spiegargli che non c’è scritto da nessuna parte che un cartone, una maglia, un gioco, un comportamento, un’idea, un colore, un sogno o un desiderio siano da femmine e altri da maschi. (E me ne strafotto della pubblicità e del packaging).
Se mio figlio di 3 anni vuole un Mini Poni perché non dovrei regalarglielo?
Se mio figlio di 6 anni piange, perché dovrei dirgli una stronzata del tipo i maschi non piangono?
Ognuno di noi è unico.
Maschio o femmina che sia.
La parità inizia da questa idea.
Io sono libera. Tu sei libero.
Che poi, alla fine, se ci pensi bene, è l’essenza stessa dell’amore e dei rapporti che durano a lungo e ti fanno felice.
Queste parole, nell’educazione di un bambino, contano.
E fanculo a tutto il resto.
Soprattutto fanculo a chi mi viene a dire se l’è cercata, cosa ci faceva in giro a quell’ora, ah ma tu sei stata fortunata, mio marito non fa niente, mio marito non è capace, devo sentire cosa vuole mio marito, una mamma non può anche lavorare, uscire, scopare, divertirsi.
Un grande, enorme, gigantesco VAFFANCULO.
Concordo in pieno 🙂 Però un po’ di fortuna ci vuole a trovare l’uomo che in casa divide i compiti con la donna, perchè anch’io lavoro ma la casa e la bimba ce li ho io sulla schiena al 99% 🙂 🙂